Letture di marzo 2018.

Sì, abbiamo passato la metà del mese ma, come dice l’adagio, meglio tardi che mai quindi oggi parliamo delle letture del mese scorso.

marzo

A marzo ho letto 5 libri e non è sempre andata benissimo. Spinta dall’entusiasmo causato dalle critiche lette su internet, dal prezzo estremamente contenuto e dal titolo ho preso e letto Why I Am not Going to Buy a Computer di Wendell Berry, una delle uscite della nuova serie dalla grafica estremamente accattivante (e prezzo praticamente irrisorio) della Penguin. Sono rimasta delusa. Non condivido il punto di vista di Berry su tutta la faccenda della modernità e l’approccio ai computer (anche se ho ben chiaro che il saggio è stato scritto negli anni ’80 e il rapporto con la tecnologia era completamente differente), ma ciò che non mi ha fatto apprezzare per niente questo piccolo saggio diviso in due parti è proprio la seconda. Berry scrive la prima parte del saggio su una rivista e riceve diverse risposte che lo criticano per alcuni concetti espressi (in modo particolare perché dice di non aver bisogno di un computer perché ha una macchina da scrivere e una moglie che lo aiutano). Probabilmente offeso scrive la seconda parte del saggio in cui risponde in maniera piccata alle critiche ricevute, rovesciando la frittata e commettendo lo stesso identico errore dei suoi critici, abbassando il livello della discussione di diversi toni. Qualcuno potrebbe dire che sembra quasi un incipit di rissa sui social. Non credo che Berry sarebbe molto contento di questo mio parere sulla sua opera, spero che sia rimasto fedele al suo proposito e più di 30 anni dopo non abbia comprato un computer. In definitiva, non ve lo consiglio per niente.


Ho poi letto il saggio di Élise Thiébaut, Questo è il mio corpo. Saggio contro il tabù delle mestruazioni edito da Einaudi. Mi sono approcciata a questo titolo con aspettative altissime, finalmente un libro che parla di mestruazioni, basta con questa vergogna, questo nascondersi. Non è concepibile che sia socialmente accettabile che si parli delle proprie funzioni intestinali e non del proprio ciclo mestruale. Le mie aspettative sono rimaste parzialmente deluse: dal punto di vista storico e antropologico la lettura è assolutamente ineccepibile, ricca di informazioni che non conoscevo e facilmente comprensibile anche per chi non ha la minima idea di cosa sia l’antropologia. Anche il racconto personale della sua battaglia con i problemi collegati alle mestruazioni fino alla scoperta dell’endometriosi è apprezzabile e mostra una malattia di cui poco si parla nonostante sia invalidante proprio perché legata al ciclo mestruale.
Le note dolenti, e a mio parere sono estremamente dolenti, arrivano quando si inizia a parlare di scienza. Anche questa volta un’autrice, non scienziata (e attenzione questo discorso vale purtroppo al maschile al femminile), scivola sul banale e sul semplicistico quando affronta questi argomenti. Si parla di aziende cattive, di sostanze chimiche pericolose negli assorbenti e nei tamponi (senza mai specificare bene quali siano), di TSS associata a queste sostanze (quando è acclarato che la TSS sia dovuta al contatto più che alle sostanze, tanto che anche la lodata coppetta mestruale ha una percentuale di rischio alla quale nel libro non si accenna). Oltre a dare facilmente la colpa ad aziende nate per ottenere un profitto (e non certo come enti di beneficienza), ho notato la solita tendenza a liquidare ciò che è scienza come una sorta di magia inaccessibile, dando spazio a pratiche e credenze che di scientifico nulla hanno. Inoltre, e so che qui mi attirerò l’antipatia di qualcuno, ci vedo la spocchia del letterato che di tutto può parlare senza approcciarsi seriamente alla scienza, mentre lo scienziato deve fare lo sforzo di approcciarsi alle materie umanistiche per rende ciò di cui parla comprensibile a tutti. Ma se io che non sono nessuno posso fare lo sforzo di studiare antropologia e pedagogia per riuscire a fare il mestiere che voglio fare, una giornalista potrebbe benissimo impegnarsi di più ad affrontare le parti scientifiche dell’argomento oggetto del suo saggio con un minimo di spirito critico e senza pregiudizi (che è evidente lei possegga nei confronti dei medici).
Detto ciò, sono sicura che in molti (o dovrei dire molte?) apprezzeranno questo saggio, io purtroppo non riesco ad andare oltre i miei limiti e mi sento di consigliarlo a metà.


Approfittando delle uscite in allegato col Corriere della Sera, ho recuperato alcuni volumi della collana I Boreali (ho dato uno sguardo al piano dell’opera e dei restanti me ne interessa uno solo, in uscita a giugno) e ho letto Piccoli Suicidi tra Amici di Arto Paasilinna. Ambientato in una Finlandia che sembra popolata da persone che spesso e volentieri pensano al suicidio tanto da raccogliersi in associazione e organizzare un bel viaggio della morte, questo libro è assolutamente geniale. Soprattutto nella prima parte è talmente delirante dal tenerti attaccato al libro e seguire le peripezie dei “morituri” mentre girano per la Finlandia in pullman verso la loro meta finale. Un vero peccato che sul finale perda parte del mordente, forse per la naturale risoluzione della vicenda, si fosse tenuto sui livelli della prima parte sarebbe entrato nei libri preferiti di quest’anno.
Non vi dico altro perché inizierei a farvi spoiler perché il libro è pieno di accadimenti, storie e personaggi che trovano tutti una risoluzione ai loro problemi. Chissà magari in un bel volo nel mar Glaciale Artico o tra le alpi svizzere…


Ho letto poi One Dark Throne di Kendare Blake. Avevo parlato qualche mese fa del primo volume della serie, Three Dark Crowns, trovate qui il post, quindi sulla trama poco posso dire. Ci troviamo nuovamente sull’isola di Fennbirn e seguiamo le “allegre” avventure delle tre regine che si devono ammazzare a vicenda per poter regnare sull’isola. Il ritmo, a differenza del primo libro è più rapido, avvengono molte più cose, si iniziano a intravedere le crepe di questo “meccanismo” con cui l’isola sceglie da chi essere governata. I punti di vista si fanno più interessanti, si conoscono meglio alcuni personaggi e si comprendono le loro azioni. (C’è anche una discreta dose di mannaia che non è mai un male). Ora sono proprio curiosa di vedere dove l’autrice andrà a parare, dato come ha lasciato la situazione in sospeso. In un mare di YA che vengono adorati da tutti e che mi lasciano indifferenti, questa è una serie che spicca, magari non lo farà per originalità, per contenuti o stile ma che ha il grande pregio di coinvolgermi e intrattenermi e da questo tipo di libri non chiedo molto di più.


Infine ho letto Dio odia il Giappone di Douglas Coupland. Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad aspettative disattese. Mi aspettavo molto di più. Invece in alcuni passaggi l’ho trovato troppo poco incisivo (non vorrei arrivare ad usare la parola superficiale perché non penso lo meriti).
Si legge in un attimo ma per quello che avevo letto e sentito sul web, mi aspettavo qualcosa di molto profondo, un ritratto del Giappone più onesto di quello fatto da molti giapponesi, invece mi è sembrato uno sforzo poco più che caricaturale. L’idea è molto buona, si nota il senso di smarrimento, si parla di qualcosa che io ero troppo piccola per ricordare, però è un po’ come se tutto venisse toccato e lasciato cadere pochi secondi dopo, io cercavo qualcosa di più. Graficamente il libro è ineccepibile, l’inserimento di immagini e dei capitoli caro clone (un sorta di diario del protagonista riferito a un suo ipotetico clone, ricco di istruzioni per l’uso ma forse più una seduta di autoanalisi) è ottimo, ma non posso pensare che le mie aspettative siano rimaste leggermente deluse. Peccato, anche perché (causa fallimento dell’editore italiano) il rapporto qualità prezzo è veramente alto (attualmente lo trovate a poco più di 3€).

La lampada che volevo da anni è finalmente mia. Oramai ampiamente fuori moda!

Anche per questo mese, nonostante l’estremo ritardo, abbiamo portato a termine questo wrap up. Non il mese dei libri che mi sono piaciuti di più ma non può andare sempre benissimo. In realtà aprile è iniziato con una lettura YA molto amata sulla blogosfera (e su booktube) che ho trovato abbastanza orripilante ma ne parliamo il mese prossimo. Prima di salutarvi ci tenevo a dirvi che con questo post dovrebbe riprendere la normale programmazione del blog, che si è interrotta sia a causa dello studio sia perché il tema della scorsa settimana del 5 cose che mi ha mandata letteralmente in crisi (mi sono resa conto di non avere un autore o un’autrice preferiti).
Voi cosa avete letto a marzo? Avete letto i libri di cui vi ho parlato? Fatemelo sapere in un commento! A presto e buone letture!

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6 pensieri su “Letture di marzo 2018.

  1. Ho adorato “Piccoli suicidi tra amici”. E’ vero che il finale perde un po’ di mordente ed è anche abbastanza prevedibile, tuttavia, nel complesso, l’ho trovato molto piacevole.

  2. Sono settimane che il libro sul ciclo mestruale mi incuriosisce e che sento opinioni che in generale si allineano alla tua, anzi tu sei stata nel complesso piuttosto diplomatica rispetto ad altri commenti che ho letto. ^^ Temo che lo depennerò definitivamente dalla mia lista di libri da recuperare!

    • Come rovinare un libro che poteva essere veramente rivoluzionario, con sfiducia e un pizzico di complotto. Io cerco sempre di essere diplomatica nelle mie opinioni (specie quando il libro non mi è piaciuto) perché non voglio entrare in discussioni infinite con gli estimatori del libro, non sia mai che qualcuno trovi il mio blog.

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