Letture di aprile 2018.

Buongiorno! Oggi parliamo delle letture del mese appena passato, non tante ma tra esse spicca un libro bellissimo e uno che avrei fatto un milione di volte meglio a non leggere perché dire che l’ho trovato assurdo è al limite del complimento generoso. Quindi, mettiamo da parte ulteriori preamboli e iniziamo a parlare di libri.

 

aprile

Prima lettura del mese è stata The Cruel Prince di Holly Black, un libro che negli scorsi mesi ho visto comparire un po’ ovunque portandosi dietro un’ondata di entusiasmo esagerata. Non il solito libro di “fate”  (il termine usato è fae, credo che fate non sia la traduzione corretta ma si avvicini abbastanza), ma un mondo fatto di rancore, meschinità e tradimenti messi in atto da chi non può mentire. Ho resistito un po’ alla fine ho trovato un’offerta molto vantaggiosa per il formato ebook e l’ho letto. A più di un mese di distanza mi ripeto che avrei fatto meglio a leggere altro. Questo prima parte della serie The Folk of the Air è  (al 30 aprile) il più grande no di questo 2018, prima e ultima volta in cui leggerò qualcosa di Holly Black. L’unico punto positivo che ho trovato a questo libro è l’estrema facilità di lettura, per il resto è stato un susseguirsi di cose che mi hanno fatto strabuzzare gli occhi, intervallate da altre che mi spingevano a lanciare il Kindle nell’iperspazio. Già la premessa non mi ha entusiasmata per nulla (e andare avanti nella lettura quando la sospensione dell’incredulità è assente è dura) ma ciò che mi ha veramente fatto arrabbiare è il continuo mettere in mostra di una serie di comportamenti violenti e abusivi, non giustificabili neanche tra bambini che frequentano l’asilo, e metterci una giustificazione di fondo che no.
Inoltre pensavo che il cliché “ti maltratto perché sono attratto da te ma mi faccio schifo da solo perché a livello inconscio ti voglio ma a livello conscio sei per me immondizia” fosse diventato illegale.
La trama poi è spiazzante, le fate non possono mentire, però ci sanno girare attorno veramente bene. Sul finale il ritmo del libro cambia completamente, dà un’accelerata inaspettata con annesso bagno di sangue e una serie di colpi di scena al ritmo di uno per pagina che mi hanno portato a pensare che meno è meglio.
In definitiva, per quanto mi riguarda, è un libro assolutamente bocciato e di cui non ho alcuna intenzione di leggere il seguito, previsto per gennaio 2019. So che Holly Black è un’autrice molto amata e che questa mia opinione è assolutamente impopolare ma è solo la mia opinione di lettrice, non ho la pretesa di essere un critico letterario e il fatto che io non abbia amato questa sua opera non mi rende migliore o peggiore come persona, mi fa solo capire che non è la scrittrice per me.


Ho smesso poi di leggere per una decina di giorni perché incombere su di me l’esame del PF24 , ma subito dopo ho letto un libro che so per certo occuperà un posto nelle mie letture top del 2018, ovvero Fame. Storia del mio corpo di Roxane Gay. Se siete lettori assidui del blog sapete che ho dedicato un’intera recensione a questo titolo (e sapete bene quanto io raramente dedichi un intero posto a un solo libro) e, nel caso foste interessati a leggere le mie opinioni più a caldo riguardo questo memoir, le potete trovare qua. In questo post la versione breve: ho adorato questo libro perché irrisolto, perché le persone possono rompersi in un attimo ma rimettere insieme i pezzi e vivere è un percorso lungo e doloroso e che spesso appare insormontabile. Si possono sistemare i cocci e far credere agli altri che si è interi, ci si può costruire un’armatura attorno, in questo caso fisica e fatta di grasso, per renderci impenetrabili e inattaccabili ma all’interno sappiamo solo noi quanto possiamo essere dilaniati. Non tutti sopravvivono, altri non riescono a convivere con le conseguenze, altri ancora si mostrano forti ma muoiono dentro. Un racconto che non mostra miracoli e vie di fuga, ma nel quale ci si può rispecchiare a uno o più livelli perché la guarigione si trova in cima a una scala lunghissima e la si può affrontare solo un gradino per volta.


Ho letto poi la prima uscita fantasy a catalogo delle Edizioni E/O ovvero Fidanzati dell’Inverno di Christelle Dabos. Questo è il primo volume di una saga, attualmente composta da tre libri più un quarto (a quanto pare conclusivo) di prossima uscita, dal titolo L’attraversaspecchi (che in francese sarebbe La Passe-Miroir, che suona benissimo). Di cosa parla questo romanzo che tanto sta facendo parlare la comunità italiana dei lettori sul web? Molto semplice, la terra come la consociamo non esiste più, un qualche evento ha portato alla sua divisione in tanti frammenti chiamati arche. Su una di queste vive la nostra protagonista Ophélie (Ofelia nell’edizione italiana che ha inspiegabilmente deciso di tradurre parte dei nomi dei personaggi) che di mestiere cura un museo di artefatti del vecchio mondo ed è in grado sia di attraversare gli specchi per spostarsi da una parte all’altra dell’arca e di leggere il passato degli oggetti toccandoli con le mani. A sua insaputa le decane che governano l’arca, la promettono in sposa a Thorn, abitate dell’arca del Polo, un luogo in cui le persone hanno poteri completamente diversi e l’ambiente è tutto fuorché accogliente. I due si incontrano e non sembra proprio scoccare la scintilla, Ophélie però non potrà fare nulla e si troverà a lasciare la sua casa per seguire il suo promesso sposo al Polo. A fronte di un inizio lento e non particolarmente originale con una protagonista che non spicca tra le tante, piccola, occhialuta e goffa, il libro poi ingrana e diventa progressivamente sempre più interessante. Inoltre si capisce il perché Ophélie sia così goffa ed è una spiegazione sensata, quando si ha un incidente capita che non si recuperi totalmente la funzionalità di un arto o un organo, ed è questo che capita alla nostra protagonista.
Sono fermamente convinta che il meglio di questa serie arriverà con i prossimi volumi perché questo mi ha dato l’impressione di essere un volume introduttivo per qualcosa di molto più grande. Inoltre spero di vedere più interazione tra i nostri protagonisti, così magari togliamo un po’ di quell’ingessatura da personaggio silenzioso e misterioso di cui sono sicura Thorn possa fare tranquillamente a meno. Credo che questo sia uno YA molto buono, un libro che possa essere letto dagli amanti del fantasy a prescindere dal target a cui è indirizzato e di cui spero di leggere presto il seguito.


Infine ho letto L’arte di collezionare mosche di Fredrik Sjöberg. Ho recuperato questo tomo grazie all’iniziativa congiunta dell’editore Iperborea col Corriere della Sera, spinta solamente dalla curiosità. Io non amo le mosche, anzi si può dire che le trovi fastidiose quasi al livello delle zanzare quindi può sembrare strano che mi sia venuta voglia di leggerlo, in realtà in questo libro che non è un romanzo, ma non è neanche un saggio ma, alla fine, è un po’ di tutto parla della sua realtà di entomologo esperto di sirfidi (che sono una famiglia di insetti che io non saprei mai distinguere da una comunissima mosca) che da sette anni vive sulla piccola isola di Rummaro nell’arcipelago di Stoccolma. In alcuni capitoli parla della sua vita sull’isola, delle sue scoperte, degli incontri al limite dell’assurdo che fa d’estate quando l’isola viene letteralmente invasa dai turisti. In altri ci racconta la vita di René Malaise, inventore di una geniale trappola per insetti, dalla vita avventurosa e dall’ego a tratti smisurato (specie quando si convince di possedere lui gli originali di quadri esposti in famosi musei) e delle persone che attorno a lui hanno gravitato. In altri ancora, ci parla di bottonologia ovvero l’arte di collezionare oggetti inutili o poco più (di cui ho esperienza nella vita reale, anche se non da parte mia perché non ho l’animo della collezionista, non ci metto la cura al limite del maniacale che contraddistingue molti collezionisti). Il livello dei capitoli è altalenante e, per quanto abbia apprezzato la lettura, in alcuni momenti ho faticato. Questo mi impedisce tessere le lodi sperticate di questa opera che però sono sicura altri lettori potranno apprezzarlo molto di più.


Per le letture di aprile, almeno per quelle relative ai libri, abbiamo finito qua. Ho letto alcuni fumetti ma non so se possa interessarvi che ve ne parli. Fatemelo sapere in un commento insieme alle vostre letture del mese scorso o ai vostri pareri se avete letto qualche libro tra quelli di cui vi ho parlato. Vi avviso che pure il wrap up di maggio conterrà un libro che stanno amando a destra e manca ma che io ho trovato allucinante (forse dovrei proprio smettere di leggere questo tipo di libri, visto che non riusciamo ad andare d’accordo).
A presto e buone letture!

Un nuovo tentativo di foto artistica andato a male, capisco che la giornata fosse buia ma il mio telefono aveva deciso in maniera arbitraria che questo era il massimo dell’illuminazione consentita. A questo punto è chiaro che io e il talento artistico viaggiamo su due binari paralleli ma io non mi arrendo e continuerò a fare foto. <— Sorry stiamo lavorando per far tornare la foto.

PS: I link che trovate sui libri sono quelli di affiliazione ad Amazon. So che possono sembrare una rottura, quindi se vi fa piacere sostenere il blog cliccateci su, non vi costa neanche un centesimo in più, promesso!

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11 pensieri su “Letture di aprile 2018.

  1. Fidanzati dell’inverno sembra carino; inoltre, è raro leggere fantasy stranieri che non siano inglesi o americani 😉

    L’arte di collezionare mosche, da come l’hai descritto, sembra una versione naturalistico-entomologica dei celebri casi del dottor Sacks, con il medesimo approccio episodico e digressivo… potrei dargli una possibilità.

    P.S. Ben vengano le opinioni controcorrente… questo mondo virtuale non avrebbe senso se leggessimo tutti gli stessi libri e avessimo tutti le stesse opinioni.
    Di Holly Black sento anch’io molto parlare, ma i suoi romanzi non sono proprio il mio genere.

    • Io ho voluto dare una possibilità a Holly Black perché il libro è piaciuto a persone con cui di solito condividiamo gusti e pareri e invece… Più che altro spero sia chiaro che questa è solo la mia opinione e tutti gli altri non sono in torto ad amarlo.
      Per Fidanzati dell’inverno è vero, è strano che venga pubblicato un fantasy non in madrelingua inglese, però se non sbaglio c’è una saga YA che arriva dal tedesco (credo sia qualcosa come la saga delle gemme) e che è stata addirittura portata negli Stati Uniti.

  2. Stavo per comprare Fidanzati dell’Inverno proprio pochi giorni fa, ma mi sono trattenuto. Credo di aver fatto bene; non amo dover leggere tutti i libri di una serie per poterla apprezzare. I bravi autori sanno creare romanzi unici e significativi indipendentemente dalla saga di cui fanno parte…

  3. Io invece sono una lettrice che apprezza la serialità, specie nel fantasy, e reputo questo romanzo, dopo solo un volume su quattro, molto superiore alla media degli Young Adult che si trovano in giro (forse pure di altre uscite con un target apparentemente più elevato).

      • Si, in effetti di fantasy non ho mai letto molto… al massimo viro piuttosto verso l’horror! Gli unici YA che abbia mai letto sono “La stella nera di New York” e “Il Miniaturista” e non mi sono dispiaciuti. Vedremo!

  4. Mi interessa molto “Fidanzati dell’inverno”, credo proprio che lo acquisterò, ora vedo se prenderlo prima in e-book, poi se mi piace mi fiondo sul cartaceo *-*
    Con Holly Black io ho avuto un’esperienza simile, ho letto solamente due suoi libri: uno mi è piaciuto tantissimo, mentre l’altro pochissimo, anzi, diciamo che mi era piaciuta solo la copertina 😉 Sono curiosa di leggere anche questo per poter dire la mia al riguardo.
    Buona serata!

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