Ogni settimana si affacciano sul mercato della letteratura mondiale centinaia se non migliaia di libri. Alcuni belli, altri brutti, la maggior parte verranno dimenticati. In questo marasma si nascondono perle che spiccano per la loro capacità di emozionare il lettore, coinvolgerlo e spingerlo a riflettere. Ci sono storie che sembrano lontane nello spazio e nel tempo e invece sono così attuali da diventare dolorose.
Circe di Madeline Miller è uno di questi libri. Io l’ho letto in inglese e spero sia presto disponibile in italiano affinché tutti possano goderne.
Non conoscevo Madeline Miller, non ho letto La Canzone di Achille (ma lo leggerò presto), non sapevo del suo stile. Sono rimasta affascinata da una recensione sul libro e dopo qualche tentennamento ho deciso di leggerlo.
A prima vista potrebbe sembrare l’ennesima rivisitazione di una storia già scritta (in questo caso quasi vecchia come il mondo), l’attingere a piene mani alla mitologia classica per raccontare la propria storia. Madeline Miller non fa questo, fa molto di più. Dà vita nuova a Circe, la rende reale, complessa, sfaccettata, dea e strega, tormentata e maltrattata, crudele e vendicativa, risoluta a pronta a tutto.
Il mito di Circe è noto a tutti, figlia del titano Helios e della ninfa Perseide, dea con la voce umana nota per vivere sull’isola di Eea (Aiaia) e per trasformare in animali (porci) gli uomini che osano avvicinarsi e per il suo incontro con Ulisse nell’Odissea.
Il libro narra esattamente questa storia, divergendo dal mito solo sul finale e consegnando alla sua protagonista una profondità che i miti, per loro natura possiedono.
La vita di Circe nel palazzo di Helios è un inferno, odiata da genitori, fratelli e un po’ tutte le divinità che lo abitano. Nel corso della sua immortale vita Circe viene sottovalutata, sfruttata, umiliata a volte per il puro gusto di farlo. Eppure, nonostante la sofferenza Circe sembra immobile e paralizzata. Qualsiasi gioia che sembra poter accarezzare si rivela effimera, una copertura per altra sofferenza. Sarà l’amore a farle scoprire di essere in grado di fare cose che neanche gli dei (né gli altri Titani, né quelli dell’Olimpo) possono concepire. L’amore la porterà a sbagliare, a trasformare, a condannare Scilla a un’esistenza mostruosa e alla sua condanna all’esilio sull’isola Eea e all’inizio della sua nuova vita.
Seppur esiliata Circe continuerà a conoscere le brutture, le cattiverie e le sofferenze che sia dei che mortali possono donarle. Si imbruttirà, diventerà più potente, si macchierà di orridi crimini il tutto per dimostrare la sua esistenza, per affermare il suo diritto a essere sé stessa e alla sua felicità. Tutti sappiamo quanto sia duro lottare per la propria felicità, una donna sola su un’isola lo sa ancora di più, conosce le umiliazioni, le violenze, le promesse infrante.
Al di là di una prosa veramente bella, di uno stile di scrittura coinvolgente e di tutta una parte tecnica che sono assolutamente inadatta a giudicare, ciò che mi ha veramente colpito di Circe è la vivida descrizione di questa donna, della sua sofferenza, delle sue scelte, del suo essere mostrata reale e non stereotipata. Una strega è, nell’immaginario comune, una creatura infida e cattiva, che sfrutta la natura e la piega al suo volere per soddisfare i suoi desideri. In effetti una strega è esattamente questo ma non è detto che sia infida e cattiva, la cattiveria è qualcosa che prescinde la presenza di poteri, è a volte un meccanismo di difesa, altre innata. Circe è una strega, Circe una dea ma, soprattutto Circe è una donna e Madeline Miller ce la regala in tutte le sue sfaccettature, bellezze e bruttezze, debolezze e forze inaspettate.
Fatevi un favore, se conoscete bene l’inglese leggete questo romanzo, secondo me non ve ne pentirete.
Io mi fermo qua, non sono in grado di articolare oltre. Spero di avervi trasmesso un minimo delle emozioni che questo libro mi ha donato.
A presto e buone letture!

PS: Scusate la mia presenza discontinua sul blog, spero che dopo i primi dieci giorni di giugno di tornare a postare in maniera più continua. Sono abbastanza impegnata in queste settimane.
Ho letto da poco La canzone di Achille e devo dire che, malgrado le recensioni negative lette in giro, ho apprezzato l’umanità che è riuscita a infondere nei protagonisti del mito… alcuni l’hanno bollato come un M/M in salsa mitologica; io ho trovato affascinante invece l’idea dell’amore come forza invincibile, che può legare un semidio a un mortale meno bello, meno forte e meno affascinante, e piegare il disprezzo di una dea-madre formidabile come Teti.
Non è del resto qualcosa di così estraneo al mondo classico del resto, se pensiamo ad Arianna con Teseo o a Medea e Giasone… entrambe rimangono colpite dai due stranieri, anche se non sanno nulla del loro destino e della loro fortuna… anzi sono determinanti per la loro riuscita come eroi – venendone malamente ricompensate peraltro.
Lo stesso è per il Patroclo della Miller: non l’ho trovato uno zerbino, ma la parte migliore di Achille, quella più vicina a noi, fatta di sentimenti e paure e contraddizioni.
La prosa della Miller è ornata di similitudini originali (“la mia mente era scivolata via come un pesce che non voleva farsi catturare”; “I suoi occhi erano neri, scuri come scogli bagnati dal mare, acuminati”), anche se a volte l’ho percepita “distante”, sentendomi spettatore più che lettore coinvolto.
Ho letto che la specialità accademica e materia di laurea dell’autrice è la resa teatrale dei miti classici, e forse questo a contribuito in parte a quel senso di distanza che – almeno per me – si è dissolto solo verso la fine del romanzo.
In ogni caso, se mi dovesse capitare per mano questa sua nuova opera le darò senz’altro una possibilità 😉
Ciao, scusami se ti rispondo solo ora, ero convinta di averlo fatto ma questo inizio di giugno sono rimasta praticamente offline e ho perso un po’ il filo del blog. Grazie per il tuo parere su La canzone di Achille, lo leggerò sicuramente (appena la mia TBR si abbassa un filo).
* ha contribuito naturalmente… che vergogna 😦
[…] che ne penso vi invito caldamente a leggere quell’accozzaglia di idee confuse che è questo post. Qui vi dico solo che se volete leggere un solo libro in inglese fate lo sforzo e leggete questo, […]
[…] chiamarle recensioni perché non mi sento in grado) che potete trovare rispettivamente qui Fame e qui Circe. Due storie all’apparenza completamente diverse, un memoir e un retelling che hanno invece un […]
[…] Circe di Madeline Miller. Se frequentate assiduamente il blog sapevate già che questo titolo sarebbe comparso. L’ho letto a maggio e l’ho adorato al punto da dedicargli una sconclusionata recensione singola. Una riflessione matura e profonda sulla condizione femminile, una rivisitazione di una figura mitologica nota ai più per l’episodio dell’Odissea che viene dotata dall’autrice di tridimensionalità e di una personalità estremamente sfaccettata. Bellissimo e a tratti struggente ha un finale perfetto per il tipo di storia raccontata. Al solito, qui trovate le parole a caso subito dopo la lettura. […]
[…] Se siete dei frequentatori di Instagram e di quel misterioso e infido (per il portafoglio) sottoinsieme che è bookstagram, specie in lingua inglese, non vi sarà certo sfuggita la cover dell’edizione inglese di Circe di Madeline Miller. Io che sono debole, ho superato la mia atavica repulsione per il colore arancione, ho comprato il libro e posso assicurarvi che la copertina, per quanto venga definita in lungo e in largo un “bookporn”, non è certo la parte migliore del libro. Riparleremo sicuramente di Circe, ma se volete leggere un parere a caldo sul libro gli ho dedicato un intero post che potete trovare qua. […]
[…] Assolutamente meraviglioso. Anche in questo caso, se volete saperne di più vi lascio il link al post che ho dedicato al libro appena completata la […]
[…] notizie sulla pubblicazione e non il mio sconclusionato parere (che potete comunque leggere qua). Questa riscrittura della figura della maga Circe, dal momento della sua nascita fino […]
[…] blog ha arrancato sulle sue gambe, trascinato stancamente dal mio post su Circe ma anche nei giorni più bui ho fatto finta di niente (o almeno ci ho provato). Ho cercato di […]