Dopo un periodo abbastanza lungo, credo più di un mese, in cui non ho letto nulla se non il fumetto del Girls Talk Comics (qui tutte le spiegazioni) verso metà aprile ho ripreso a leggere e oggi vi voglio parlare dei tre libri che ho letto ultimamente.
Quindi, incredibilmente, ecco un post in cui parlo di libri! Tenetevi forte per un viaggio entusiasmante (come no) tra cocenti delusioni, libri che mi hanno lasciato interdetta e autori che sono una certezza.
Questo è il menù che oggi offre la casa, buona lettura!
Poco prima di Pasqua ho sentito nuovamente la voglia di leggere quindi ho deciso di affrontare la lettura di un libro di Brandon Sanderson. Per una volta mi sono spostata dell’immensità del Cosmere e ho letto la sua ultima opera Young Adult, appena pubblicata anche in Italia da Armenia dal titolo Skyward.
Skyward è un romanzo di fantascienza che vede per protagonista una ragazza di nome Spensa che ha come sogno quello di diventare pilota come suo padre per combattere contro i Krell che vogliono sterminare la razza umana. La reputazione di suo padre ha però una macchia difficilmente cancellabile quindi la ragazza dovrà fare il doppio della fatica per raggiungere il suo obiettivo.
Questo è semplicemente l’incipit di una storia che ho trovato altamente leggibile, familiare e che ho divorato. Non sono certo la massima esperta quando si parla di fantascienza ma mi ha fatto molto piacere leggere qualcosa chiaramente indirizzato a un pubblico più giovane di me ma concepito in maniera tale da essere molto coinvolgente, con una protagonista molto appetibile per quella fascia di età (animata da sogni ancora intatti e spinta dagli assolutismi morali come solo i più giovani sanno essere), un cast di personaggi che piano piano assume un’identità ben definita e non è più una macchietta identificabile da un unico sostantivo/aggettivo e una trama che nasconde dietro l’angolo diversi colpi di scena. Lo stile dell’autore è chiaramente lo stesso, al netto del diverso target di pubblico. Ovviamente essendo il primo volume di una serie c’è una buona parte introduttiva e molti misteri rimangono irrisolti ma ciò che viene rivelato non è inserito come una spiegazione esterna forzata ma è funzionale alla trama.
In fin dei conti una buona lettura a cui ho dato 4 stelle su 5 dalle parti di Goodreads.
Dalla fantascienza sono passata al fantasy e ho letto un libro sui draghi che mi ispirava da tantissimo tempo (no, non è The Priory of the Orange Tree, quello ho deciso che lo leggerò dopo la fine dell’anno scolastico) ovvero A Natural History of Dragons – A Memoir by Lady Trent di Marie Brennan.
Questo libro ha una copertina spettacolare con un drago disegnato proprio come i poster di anatomia veterinaria e una premessa che sembrava chiamarmi a gran voce: un romanzo fantasy scritto come il memoir di una naturalista di draghi che, oramai anziana, racconta la sua vita.
Non posso dire che il libro sia qualcosa di diverso dalla sua premessa però ne sono rimasta delusa. La caratterizzazione di Lady Trent, la narratrice, è molto buona: si vede che è oramai una donna anziana senza peli sulla lingua e con la libertà concessa dal suo stato sociale, Isabella (la diciottenne non ancora Lady Trent) non è altrettanto forte e sembra spinta da motivazioni che vanno ben poco oltre un desiderio insensato e il puntare i piedi tipico dell’infanzia e dell’adolescenza. In realtà ciò che ha iniziato a farmi storcere il naso è il ritmo irregolare con cui è narrata la storia e nel momento in cui avviene un determinato fatto ci si spoilera involontariamente la risoluzione della storia. È un spoiler bello grosso quindi non ne voglio parlare ma se vi capiterà di leggere (in inglese perché in questo caso non esiste controparte italiana) questo libro vi renderete subito conto di qualcosa che non vi sembrerà quadrare fino a che, tramite un ragionamento non troppo complicato, arriverete all’unica conclusione possibile (che è anche quella del libro).
Un vero dispiacere per un prodotto estremamente curato dal lato estetico, all’interno sono presenti diverse illustrazioni opera di Lady Trent che mostrano i draghi o i luoghi in cui viaggia, e della forma ma che non ha saputo convincermi nella sostanza.
Sono 2.75 stelle, arrotondate a 3 ma non credo che leggerò le altre avventure di Isabella nel corso dei decenni, mi è rimasto un po’ di amaro in bocca.
Infine un libro in italiano che avevo puntato dallo scorso anno in inglese a causa della copertina spettacolare, che Einaudi ha mantenuto (più o meno). Si tratta di La sirena e Mrs. Hancock di Imogen Hermes Gowar. Per esclusione saprete già che questo è il libro che mi ha lasciato interdetta.
Ambientato nella seconda metà del XVIII secolo La sirena e Mrs.Hancock vede come protagonisti un mercante di mezza età, Mr. Hancock e Angelica Neal, una prostituta da poco tornata in città e sulla piazza in seguito alla morte del suo vecchio protettore. Ciò che unirà i due è la famosa sirena del titolo che non sarà certo la fatata creatura della mitologia greca ma una sorta di mostro ripugnante da esposizione che cambierà le fortune dei due protagonisti e di un cast di personaggi che li circondano.
Questo è chiaramente un romanzo storico in cui i riferimenti sono ben studiati e non immaginati, quando ci troviamo a Londra sappiamo di essere là e non possiamo sostituirla con altre città: i riferimenti ai luoghi e a ciò che accadeva in quei determinati luoghi londinesi sono chiari e inconfondibili (se parliamo di St.Giles nella Londra settecentesca parliamo di gin, disperazione e prostitute ai lati delle strade, di persone disposte a vendere i propri bambini per una tazza di rovina blu di pessima qualità, giusto per fare un esempio). La descrizione degli abiti, delle mode (una su tutte l’ananas, o ananasso come scelto in sede di traduzione forse per dare un tono più arcaico) è ottima. L’autrice riesce nell’impresa di descrivere senza rendere la lettura troppo pesante, anzi aiuta il lettore a immergersi nella storia. I personaggi sono credibili, pieni di difetti, di meschinità ma anche in grado di atti inaspettati e a prima vista folli. La protagonista femminile, per quanto viziata, capricciosa e assolutamente incapace di gestire una casa dimostra più e più volte di non arrendersi mai, di rinascere dalle proprie ceneri e di non mostrare vergogna in ogni sua nuova incarnazione.
A questo punto qualcuno si dirà perché io abbia detto che questo libro mi ha lasciato interdetta: semplice, per la trama. Una trama, a mio modesto parere, a volte un po’ troppo flebile che sembra prima voler raccontare una cosa, poi un’altra, poi tenta di riallacciare i fili ma ne scorda qualcuno per strada.
L’opera ha come sottotitolo una storia in tre libri e a volte pare che siano proprio tre libri diversi accomunati solo dall’avere in comune i personaggi.
Non un brutto libro, non una delusione ma rimango sempre in attesa di una illuminazione che mi faccia dire “ahhhh ora ho capito tutto”. Vi consiglio di leggerlo, magari quando uscirà in edizione economica.
Tre stelle e mezzo su Goodreads.
Per ora è tutto. Voi cosa avete letto in questo lungo periodo? Immagino molto più di me! Fatemi sapere se vi ho incuriosito o se anche voi avete letto uno di questi libri.
A presto e buone letture!
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La copertina di La sirena e Mrs.Hancock è davvero carina, ma peccato per la trama!
Probabilmente è una mia impressione, magari mi è sfuggito un particolare fondamentale, riesco a capire gli archi di alcuni di personaggi però alla fine è rimasta la sensazione di …e allora?
Non so, mi convinco sempre più di essermi persa qualche pezzo.
Ciao! Per quanto riguarda La sirena e Mrs.Hancock ammetto anch’io di aver puntato il libro per la copertina inglese; mi è piaciuto, ma in effetti il mio giudizio positivo è dovuto ai personaggi (comunque ben caratterizzati) piuttosto che alla trama: tirando le somme e pur comprendendo quella che potremmo chiamare la “morale” della storia, rimane qualcosa di piuttosto evanescente, poco solido…. Ad ogni modo, gli ho assegnato 4 stelline, anche perché ho apprezzato come è stata trattata la parte storica: dopo la delusione di Deborah Harkness con “Il libro della Vita e della Morte ” (da un’accademica mi aspettavo davvero molto di più), non mi è dispiaciuto trovare una studiosa di archeologia, antropologia e storia dell’arte che ha saputo sfruttare il proprio background e metterlo a frutto in un romanzo, senza risultare pretestuosa; non si è limitata a dotte (ma essenzialmente sterili) citazioni, bensì i vari riferimenti ad usi, costumi, o, più semplicemente, alla vita quotidiana dell’epoca, a mio avviso, hanno sempre un perché e contribuiscono ad arricchire quello che alla fine risultata un dettagliato affresco storico. A presto!!
Capisco benissimo il tuo punto di vista, il mio non è un vero giudizio negativo è proprio di confusione, di non riuscire ad afferrarne il senso. Mi sento un po’ stupida. La parte di ricostruzione storica invece l’ho apprezzata anche io. Un lavoro di ricerca e ricostruzione ben fatto è fondamentale a mio parere.
Non conosco nessuno di questi libri, però mi ispirano.